Mimar Sinan Güzel Sanatlar Üniversitesi Açık Bilim, Sanat Arşivi
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Atti del convegno: architettura e architetti italiliani ad İstanbul

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© Mimar Sinan Güzel Sanatlar ÜniversitesiTarih
1995Yazar
Mimar Sinan Üniversitesi
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Nell'ambito delle molteplici relazioni e scambi culturali intercorsi tra l'Italia e la Turchia attreverso i secoli, il campo dell'architettura detiene indubbiamente il primato.
Per tale motivo abbiamo accettato con entusiasmo la proposta avanzata dall'I.F.E.A. di organizzare questa tavola rotonda il cui scopo è di riunire gli studiosi italiani, turchi e francesi dell'architettura italiana ad Istanbul tra il XIX e il XX secolo per agevolare la creazione di canali di ricerca a lungo termine in un settore ove resta ancora molto da scoprire.
Negli ultimi anni l'Istituto Italiano di Cultura ha intensificato il numero delle manifestazioni concernenti l'architettura attraverso esposizioni, scambi di docenti e di studenti, seminari e conferenze di eminenti architetti appartenenti a scuole molto differenziate da Bruno Zevi a Paolo Portoghesi. Tutto ciò in collaborazione con l'Università Mimar Sinan che grazie al dott. prof. arch. Bülent Özer, Vicerettore per le relazioni con l'estero, si e'mostrata sempre attenta e vigile ai fini di rafforzare i legami con l'Italia.
D'altro canto, di recente, la città di Istanbul è stata testimone di un susseguirsi di iniziative legate all'architettura, promosse da istituzioni statali e private-dalla preparazione della Conferenza Habitat II a tutti i seminari, tavole rotonde e colloqui miranti al ripristino della citta'antica-.
Ma per ritornare alla storia, se le tracce dell'architettura genovese sono ancora visibili in Turchia e se i secoli d'oro dell'Impero Ottomano avevano visto i Sultani ricercare i piu'celebri artisti del Rinascimento italiano-tra i vari esempi va ricordato il progetto mai realizzato di invitare ad Istanbul Michel'Angelo e l'altro relativo a Leonardo da Vinci per la costruzione di un ponte sul Corno d'Oro-è indubbiamente al XIX secolo che risale l'origine degli stretti legami tra l'Italia e la Turchia nell'ambito dell'architettura contemporanea.Non e'nelle mie intenzioni citare i nomi degli architetti italiani illustri e meno illustri che hanno operato ad Istanbul, poichè è qui presente un gruppo di eminenti specialisti in materia che nell'arco di due giorni analizzerà i vari aspetti del tema della tavola rotonda.
Vorrei solo sottolineare un fatto storico.
Dopo l'anno 1848, conseguentemente al trionfo in Europa della coalizione conservatrice, un gran numero di rifugiati politici, provenienti dai ranghi rivoluzionari che erano stati sbaragliati in Italia, giunse in Turchia. Le idee e i principi di questi esuli influenzarono il processo d'evoluzione della Turchia moderna. Questi Italiani che furono assunti in qualita' di medici, ufficiali nell'esercito imperiale, ingegneri e architetti apportarono non solo nuove tecnologie e conoscenze scientifiche, ma anche le idee di libertà.
Sü Ed ora prima di passare la parola agli oratori, ho un triste dovere da assolvere, un B compito che non avrei mai immaginato dover svolgere. Mi riferisco alla commemorazione del nostro amico comune, l'arch. Paolo Cuneo che doveva partecipare a questa tavola rotonda e che è deceduto improvvisamente lo scorso settembre.
Paolo non era solo uno studioso dell'architettura e dell'urbanistica dei paesi islamici, ma qualcuno che comprendeva la loro storia e apprezzava la loro civiltà. E tra questi paesi, la Turchia in primo luogo. Grande estimatore dunque della cultura turca egli ha prodigato le energie di tutta una vita nella ricerca incessante con una incredibile disponibilità, sia per i colleghi, sia per gli allievi. E' stato un eccellente formatore di una nuova generazione di architetti; era arrivato in Turchia molto giovane per la sua tesi di laurea ed era di nuovo a Istanbul qualche giorno prima della morte.
Tra tutti gli architetti italiani che ho conoscuto in occasione delle loro ricerche a Istanbul, Paolo era indubbiamente il piu' profondo conoscitore del Paese; gli accademici hanno perduto un collega, ma la Turchia ha perduto un amico il cui lavoro di ricerca non sarà facilmente sostituibile.
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